Veneto

Truffe durante il Lockdown/La Finanza arresta 3 persone e ne indaga altre 10: il capo si vedeva come Scarface

Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova, diretti dalla Procura della Repubblica di
Rovigo, hanno eseguito un’ordinanza restrittiva della libertà personale nei confronti del promotore e
dei principali appartenenti a un’associazione per delinquere, finalizzata alla truffa, promossa da un soggetto che avrebbe avuto legami con il clan Mazzei di “Cosa Nostra”.

L’indagine era partita dalle Fiamme Gialle di Este nel maggio del 2020, a ridosso della conclusione del primo lockdown: è stato disarticolato un complesso meccanismo di frode che ha cagionato danni di rilevante entità nei confronti di oltre 60 operatori economici dislocati sul territorio nazionale (da marchi leader a piccole realtà locali in diversi settori), in particolare in: Veneto, Trentino Alto Adige, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Toscana.
L’organizzazione vede coinvolti a vario titolo 13 soggetti, uno indagato anche per ricettazione e alcuni che percepiscono il reddito di cittadinanza, e oltre 20 società ubicate in varie province, comprese Milano e Padova.

Grazie all’assistenza di due professionisti (uno della provincia di Padova e l’altro catanese), la banda aveva alterato i bilanci e individuato “prestanome” insospettabili per aziende di fatto inattive o decotte, sulle quali lavorava al solo scopo di renderle appetibili al mercato e avviare così collaborazioni commerciali.
Cosa che consentiva alla banda di approvvigionarsi di significativi quantitativi di merce che alla fine dei conti non veniva nemmeno pagata.

Parliamo di prodotti agroalimentari, edili ed elettronici: per non pagare il dovuto, i truffatori adducevano motivazioni legate alle difficoltà Covid, come la note Zone rosse, oppure ricorrevano più tradizionalmente a mezzi di pagamento “falsi” (assegni scoperti o bonifici bancari immediatamente annullati).

I prodotti acquistati venivano poi custoditi in due capannoni di Sant’Elena e Carmignano di Brenta, entrambe nel padovano e che rappresentavano le basi logistiche dell’organizzazione.
da li finivano poi nella provincia di Brescia e successivamente distribuiti ad operatori economici attraverso canali secondari.
Proprio nel capannone di Brescia, nel novembre 2020, i Finanzieri della Compagnia di Este hanno posto sotto sequestro beni per oltre 1,2 milioni di euro, tutti derivanti dalle condotte truffaldine perpetrate dal sodalizio nel Nord Italia.

In appena sei mesi di attività la banda sarebbe riuscita a incamerare merci per oltre 1,4 milioni di euro.
Oltre al danno la beffa: alcuni dei venditori truffati si sono ritrovati, proprio grazie a queste vendite poi mai pagate, fuori dal novero delle attività che potevano ricevere aiuti econmici dallo Stato (per la Pandemia).

Al “numero 1” dei truffatori, le Fiamme Gialle hanno ricondotto un lussuoso appartamento in locazione del valore di oltre un milione di euro, sito in uno dei quartieri più esclusivi di Milano e, nonostante risultasse nullatenente, tre auto di lusso e ricercati elementi d’arredo di altissimo valore.
Si sentiva evidentemente un “Boss”: i militari hanno trovato alcune gigantografie ritraenti Tony Montana, interpretato da Al Pacino, nella nota pellicola di Brian De Palma “Scarface”.

A conclusione dell’indagine, il Gip del Tribunale di Rovigo ha emesso tre misure cautelari personali nei confronti dei vertici del sodalizio (custodia cautelare in carcere per il capo, arresti domiciliari per il factotum, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per il principale buyer).

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