Siccità in Veneto/a metà mese caduti solo il 24% di pioggia e negli ultimi giorni temperature di 6°C oltre la media del periodo

Nei primi 15 giorni di maggio sono mediamente caduti sul Veneto 28 mm di precipitazione.
Le precipitazioni medie (1994-2021) dell’intero mese di maggio sono stimate, sul Veneto, in 118 mm (97 mm la mediana).
Pertanto a metà mese è caduto meno di un quarto degli apporti attesi a fine mese (il 24% delle precipitazioni medie).
Gli apporti sono stati irregolarmente distribuiti: si osservano 5-15 mm su gran parte del trevigiano e del veneziano orientale e 20-40 mm sul resto della regione.
Solo localmente sono state misurate precipitazioni superiori a 50-60 mm.
Le massime precipitazioni del periodo sono state registrate dalle stazioni di La Guarda (Cesiomaggiore BL) con 76 mm, Marcesina (Enego VI) con 68 mm, Roverchiara (VR) con 66 mm e Brendola (VI) con 64 mm.
Gli apporti minimi sono stati rilevati nel trevigiano dalle stazioni di Conegliano (4 mm) e Gaiarine (5 mm).

A livello di bacino idrografico, la carenza di apporti nel mese di maggio è diffusa su tutti i bacini veneti.
Riserve nivali
Sulla montagna veneta (Dolomiti e Prealpi) la temperatura media delle prima metà di maggio è stata di +1.6°C superiore alla norma.
Tuttavia occorre distinguere fra il periodo fresco e sotto la media dal 1 al 10 maggio (la decade fa registrare un -0.5°C rispetto alla norma), periodo anche delle nevicate in alta quota, e le calde temperature dal 11 al 15 maggio con valori medi giornalieri superiori di oltre 6°C rispetto alla norma: queste 5 giornate sono state tutte oltre il 90° percentile (evento raro) e hanno contribuito, assieme ai temporali con pioggia fino in alta quota, ad accelerare i processi di fusione della neve.
Il 15 maggio Il manto nevoso è relegato oltre i 2000-2300 m di quota nelle zone settentrionali e con buon riparo orografico.
L’indice di spessore di neve al suolo il 15 maggio è di 18 cm nelle Dolomiti (inferiore alla norma, compresa tra 22 e 54 cm) e quasi tutte le stazioni a 2200 m di quota sono ormai senza neve.
Nel periodo fresco del mese, nelle Dolomiti sono stati misurati apporti complessivi di neve fresca a 2000 m di 10-30 cm nei giorni 1, 2 e 4 maggio.
Successivamente il limite neve/pioggia si è innalzato e neve fresca è stata osservata solo nelle stazioni oltre i 2500 m nelle mattine del 6, 7 e 8 maggio.
Complessivamente nel periodo 1- 9 maggio sono caduti 60-70 cm di neve fresca.
Fino al giorno 11 la neve in quota si presentava ancora fredda ma con le temperature miti successive ed i temporali del 13 e 14 maggio è diventata umida ed in accelerata fusione.
La risorsa idrica nivale stimata il 15 maggio è inferiore ai 50 Mm3 nel bacino montano del Piave, di circa 35 Mm3 nel Cordevole e 25 Mm3 nel bacino montano del Brenta.
Serbatoi
Nei primi quindici giorni di maggio il volume complessivamente invasato nei principali serbatoi del Piave ha evidenziato un incremento, frutto di una situazione stazionaria per il Mis e di incrementi per Pieve di Cadore e Santa Croce, con valori a fine periodo vicini ai valori medi della serie storica: al 15 maggio il volume complessivamente invasato si attesta sui 133 Mm3 (+17 Mm3 dalla fine di aprile), valore di poco inferiore alla media storica del periodo e pari all’80% del volume massimo invasabile, superiore di 14 Mm3 rispetto al 2003, ma inferiore rispetto ad alcuni anni critici come il 2012 e 2017.
I serbatoi del Mis e Pieve di Cadore sono circa all’86% di riempimento mente il bacino di Santa Croce è al 73%.
Falda
Mentre la seconda metà di aprile aveva dato qualche segnale di ricarica, nei primi 15 giorni di maggio i livelli hanno ripreso a calare quasi ovunque, su valori anche inferiori ai minimi del periodo (in generale 2017).
In particolare: – solo nelle stazioni più influenzate dal Piave la ripresa è stata più consistente ed i livelli sono sensibilmente superiori ai minimi per il periodo (anno 2003 in questo caso); – nelle restanti zone la ricarica per le piogge di aprile è stata assente o debole e comunque si è già esaurita; – particolarmente critici sono i livelli nell’alta pianura tra Brenta e Piave (Castelfranco-Cittadella), dove l’effetto dell’evento non si è visto ed è probabile che, il trend continuerà ad essere decrescente.