Venezia

Perdono le ceneri della mamma, coop friulana risarcisce con 20 mila euro due sorelle di Mira

Con una sentenza, depositata il 6 settembre, e dopo una battaglia durata quasi sette anni, il giudice del Tribunale di Venezia, ha condannato una società cooperativa di Palmanova, la Art.co Servizi, che all’epoca aveva in appalto dal Comune di Mira la gestione dei cimiteri, a rifondere 20mila euro ciascuna a due sorelle miresi, Annalisa e Renata Cagnin, per aver negligentemente e irrimediabilmente smarrito le ceneri della loro mamma.

Il “fattaccio”, che allora aveva fatto scalpore finendo nei media nazionali, è accaduto il 29 dicembre.

Per fare piena luce sui fatti e le responsabilità e per ottenere giustizia, le due sorelle si sono affidate a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che ha profuso ogni sforzo per ottenere delle spiegazioni e poi un’assunzione di responsabilità da parte del Comune e della impresa appaltatrice, che si rimpallavano la colpa tra loro.

Il giudice, dopo una scrupolosa istruttoria, ha accolto in pieno le argomentazioni delle due signore, del loro legale e di Studio3A.
In primis, è stato stato provato al di là di ogni ragionevole dubbio che “al momento in cui sono iniziate le operazioni di esumazione l’urna cineraria della signora Bottacin era presente nella tomba del marito” per citare la sentenza, circostanza ampiamente dimostrata dagli atti, ma anche, tra le varie, dalla testimonianza dell’addetta dell’impresa di onoranze funebri che nel 2011 l’aveva materialmente inserita accanto alla bara del signor Cagnin.
Ma soprattutto, a confermarlo c’era la nota stessa del Comune di Mira che, comunicando all’impresa il programma delle esumazioni del 29 dicembre 2015, con riferimento alla salma di Gino Cagnin aveva indicato specificamente “ci sono anche le ceneri della moglie Bottacin Livia”: specificazione, unita ad altri elementi, sulla base della quale il giudice ha ritenuto che l’Amministrazione andasse esente da colpe, “superando” gli obblighi di responsabilità per custodia e vigilanza del cimitero comunque gravanti su cui essa, indipendentemente dall’affidamento dell’appalto dei servizi cimiteriali.

Dall’istruttoria è infatti emerso che “i dipendenti di Art.co Servizi hanno agito con grave negligenza, provocando la dispersione dell’urna”.

Affermata la piena responsabilità di Art.co, il giudice ha poi chiarito che “l’interesse sotteso alla tutela delle spoglie umane è individuabile nella pietà per i defunti, e il bene giuridico violato è rappresentato da un legittimo interesse etico-sociale diffuso, proprio di ciascun membro della collettività, in quanto radicato nell’umanità in ogni epoca storica e cultura”, ritenendo pertanto, in linea con quanto affermato dall’avv. Menin, che le due sorelle “abbiano subito la violazione del proprio diritto inviolabile al culto per i defunti, estrinsecazione del sentimento di rispetto e di pietas verso le ceneri della congiunta”.

Di qui la condanna dell’impresa friulana a risarcire le due signore, attraverso la propria compagnia di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi, Reale Mutua, con una somma quantificata in 20mila euro per ciascuna di esse, 40mila in tutto.
L’azienda è stata altresì condannata a rifondere loro tutte le spese legali per oltre 7mila euro.

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