Oderzo: Pietro Dalla Torre, testimone della nascita della coscienza artigiana, Il ricordo di Confartigianato
Pietro Dalla Torre, scomparso all’età di 85 anni, è stato direttore dal 1969 al 1996 di Confartigianato Oderzo-Motta di Livenza.
Con lui scompare un capitolo di storia della Confartigianato Oderzo-Motta di Livenza.
Classe 1939, opitergino doc, è stato direttore dell’associazione dal 1969 al 1996. «Sono stati gli anni del boom economico», ricordava Dalla Torre nel libro per i 25 anni dell’associazione, «ma anche della difficoltà nel far capire agli artigiani al necessità di aggregarsi. È un concetto che ha caratterizzato l’iniziativa di Confartigianato. L’artigiano ha una sua caratteristica fondamentale: è bravo nel lavoro manuale. Negli anni Ottanta la manualità non era più sufficiente, gli artigiani dovevano imparare ad andare al di là. Confartigianato ha aiutato gli artigiani a guardare oltre, a qualcosa che cominciasse a essere un’impresa.».
La biografia di Dalla Torre ben rappresenta il radicamento del mondo artigiano nella comunità locale. Per due legislature è stato anche assessore alle attività produttive a Oderzo, nelle giunte democristiane del sindaco Fulgenzio Zulian. È stato presidente della squadra opitergina di basket e fino a giugno 2005 consigliere della Lega nazionale Pallacanestro. Nel 2005 è anche stato nominato presidente del Rotary Club di Oderzo.
Sempre supportando i presidenti che via via si sono alternati alla guida di Confartigianato, Dalla Torre ha contribuito in modo decisivo a disegnare la strategia di promozione dell’artigianato. L’associazione doveva muoversi verso gli artigiani: incontrarli direttamente nel loro mondo poteva aiutare la categoria a esprimere meglio le proprie esigenze. Da qui era nata l’idea del decentramento, cioè portare i servizi di Confartigianato il più vicino possibile all’azienda, aprendo delle sedi decentrate.
«Inizialmente i riscontri erano stati positivi», aveva analizzato con l’onestà intellettuale che lo contraddistingueva, «ma il bilancio complessivo non aveva risposto pienamente alle nostre aspettative. Sul fronte dei servizi certamente aveva dato i suoi buoni frutti. C’è anche da dire che gli sforzi fatti avevano fatto maturare negli artigiani una nuova mentalità imprenditoriale».
Dopo questa prima fase era maturata la nuova strategia associativa per favorire la partecipazione: non più riunioni generali, ma di settore, proprio per far incontrare artigiani che condividevano le stesse problematiche ed esigenze. Puntare sulle categorie è stata una scelta vincente. Non a caso, in seguito sono cambiati anche gli statuti per dare riconoscimento formale alle categorie, che a quel punto disponevano ciascuna di un proprio rappresentante. La scelta delle categorie, insieme alla formazione, avevano consentito un salto di qualità nella proposta di Confartigianato.
Pietro Dalla Torre ha anche vissuto la prima rivoluzione dell’informatica. Un deciso passo avanti rispetto alla meccanizzazione, che non era estranea all’artigianato. «Sono stati anni molto veloci», rifletteva il direttore. «Ogni tanto ci chiedevamo fino a che punto fosse giusto trasferire determinate novità agli artigiani. Si rischiava la saturazione del nuovo. Il rifiuto era sempre in agguato. Gli artigiani hanno sofferto la velocità dei cambiamenti. Facevano fatica a riconoscere il valore di certe novità, rimanevano perplessi e diffidenti. Il ruolo di Confartigianato stato decisivo nel fare in modo che molti artigiani non perdessero li treno dello sviluppo».
Un capitolo a parte della vita professionale di Pietro Dalla Torre è stato il rapporto con la politica. Un fenomeno frequente in quegli anni, quando tanti artigiani ricoprivano ruoli all’interno delle loro amministrazioni comuni. Così era stato anche per Dalla Torre, assessore per due mandati nella sua città, Oderzo. Proprio questa aderenza ai problemi amministrativi distingueva l’impegno politico degli artigiani, impegnati proprio perché attenti alle domande che venivano dal territorio, al di là di appartenenze di partito.
«In un certo senso», era la conclusione di Dalla Torre, «l’autonomia politica ha aiutato gli artigiani a prendere maggiore coscienza che la politica era una delle componenti con la quale dovevano confrontarsi ogni giorno nel loro lavoro. Non è stato facile, ma la storia ci ha aiutato a capire le esigenze comuni. Non è mai facile fare sintesi tra idee diverse. Concentrarci sui problemi comuni degli artigiani è stata una maniera intelligente per superare le difficoltà».