Mestre/Ferrari Motors: la truffa delle auto che non arrivavano mai

Dalla fine di febbraio ai primi giorni di marzo 2020, circa 17 persone sono state vittima di una serie di truffe poste in essere dai venditori dell’autosalone “Ferrari Motors” di Mestre, appositamente allestito come si trattasse di un reale concessionario, da parte di un’organizzazione dedita a truffe, mettendo in esposizione auto di classe medio-alta allo scopo di farle visionare e provare ai clienti.
I veicoli, usati come esca e proposti ad un prezzo molto conveniente, venivano pubblicizzati come “usati” di importazione tedesca, ma la loro dotazione erano carte di circolazione fasulle.
I clienti, dopo aver sottoscritto dei falsi contratti di compravendita, hanno provveduto a versare le caparre ed in alcuni casi anche a saldare l’intero valore del veicolo che credevano di acquistare.
In numerosi casi, la stessa auto di grossa cilindrata era stata “venduta” a più acquirenti, per incassare più rapidamente denaro.
Dopo poche settimane, durante le quali la consegna dei veicoli veniva continuamente procrastinata dagli indagati accampando fittizie difficoltà in ragione dell’emergenza Covid, l’autosalone è stato abbandonato e i venditori si sono resi irreperibili.
Dopo essersi appropriati illecitamente di circa 266.000 euro, così come delle auto, sparite pure quelle.
Della vicenda si è poi occupata la Squadra di Polizia Giudiziaria, sotto la direzione del Sostituto Procuratore dott. Andrea Petroni della Procura della Repubblica di Venezia.
L’indagine ha permesso di identificare i due venditori che si presentavano con atteggiamento professionale ai clienti come “Emiliano” e “Giorgia”, con biglietti da visita della suddetta società creata ad hoc.
Gli accertamenti bancari, operati in collaborazione con la Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Venezia, hanno consentito di ipotizzare un piano criminoso finalizzato al riciclaggio del denaro truffato ai clienti dell’autosalone.
I soldi venivano infatti immediatamente dirottati dai conti aziendali verso altri intestati a soggetti compiacenti, apparentemente estranei al gruppo, localizzati sia in Italia che all’estero.
Da qui il denaro veniva prelevato in contanti in poche ore e nuovamente dirottato verso altri conti esteri, questi intestati agli appartenenti dell’organizzazione.
La truffa aveva funzionato talmente bene che, come hanno appurato le indagini, il gruppetto aveva aperto un altro autosalone, stavolta nella modenese Sassuolo e che è stato prontamente bloccato.
La Procura della Repubblica ha chiesto l’emissione di misure cautelari in carcere nei confronti di 7 indagati e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per una somma di danaro equivalente all’importo truffato, accolta dal Gip.