L’impatto del Covid sulle Chirurgie: L’Ulss 2 partecipa ad uno studio internazionale

Treviso – Nello scorso ottobre 2020, la SICE, Società Italiana di Chirurgia Endoscopica, ha deciso di avviare uno studio per valutare il cambiamento dei comportamenti della comunità chirurgica italiana a seguito dell’ondata pandemica COVID-19.
Tra gli autori di questo importante studio compaiono il dr Ferdinando Agresta, Direttore della Chirurgia Generale dell’Ospedale di Vittorio Veneto, e il dr Alberto Sartori della Chirurgia di Montebelluna, con la collaborazione di tutti i Direttori delle Chirurgie aziendali.
La metodologia utilizzata nello studio è stata quella di un’indagine on line.
Durante il mese di dicembre, 447 unità operative di chirurgia generale (universitarie ed ospedaliere, Hub e Spoke) dislocate in tutta Italia hanno ricevuto l’invito a condividere i propri dati mediante la compilazione di un questionario online di 56 domande.
L’adesione allo studio è stata sorprendente: il 50% delle Unità Operative ha infatti risposto positivamente permettendo così di ottenere dati molto aderenti alla realtà.
Oltre ad aspetti meramente tecnici sul cambiamento del comportamento della equipe chirurgica in sala operatoria, sono emersi dei dati molto interessanti in termini di politica sanitaria, riguardanti principalmente la riorganizzazione dei reparti di chirurgia per la necessaria risposta che le strutture dovevano fornire a fronte della pandemia.
I dati pervenuti dai 226 centri che hanno aderito allo studio hanno evidenziato come le strutture ospedaliere, dopo i primi 9 mesi di emergenza, avessero ancora delle forti ricadute sulla loro organizzazione configurata in una gestione mista del paziente a seconda se Covid positivo o negativo.
Nel periodo di analisi dello studio, si è appurata una inevitabile contrazione, legata al Covid, di tutti gli interventi chirurgici non urgenti.
“La nostra idea e speranza è che questi risultati, afferma il dott. Ferdinando Agresta, appena pubblicati sulla rivista scientifica Update in Surgery, possano rappresentare un importante spunto di riflessione per la comunità scientifica chirurgica al fine di poter se non evitare, almeno contenere, i danni indiretti che sommati a quelli diretti causati dal COVID-19 stanno tristemente pesando sulla nostra vita quotidiana.”