La tutela dell’Arzino/Serve indicare con chiarezza dove non realizzare centraline idroelettriche
“Indicare le aree dove non è possibile realizzare centraline idroelettriche non è solo un fattore di tutela dell’ambiente, ma anche un elemento di chiarezza per gli imprenditori”.
Lo afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Cristian Sergo, dopo l’audizione in IV Commissione dei promotori della petizione ‘A favore dell’integrità ambientale del torrente Arzino e delle sue meravigliose cascate’.
“Al di là dei motivi di carattere ambientale che la petizione indica per arrivare alla tutela dell’Arzino e di altri torrenti che meritano l’attenzione dell’amministrazione regionale, continua Sergo, bisogna sottolineare come tutte le richieste di autorizzazione per la realizzazione di centraline idroelettriche dal 2009 in poi siano state ritirate o abbiano ricevuto un parere negativo, anche prima dell’approvazione del Piano Tutela Acque Regionale”.
“Per questo, avere certezze su dove si possa o non si possa avere determinati impianti è un risparmio di tempo e di denaro per gli stessi imprenditori – conclude il capogruppo pentastellato.
Chi si erge a paladino di chi investe e delle rinnovabili, a tutti i costi ma soprattutto a tutti i benefici, dovrebbe tenerne conto.
Ciò che più spaventa sono le altre possibilità di distruzione previste di queste aree, dove qualcuno vorrebbe intervenire con piloni e strade, invece di valorizzarne la bellezza”.
Sull’argomento è poi arrivata la risposta dell’Assessore all’Ambiente: “Le derivazioni a scopo idroelettrico lungo il torrente Arzino non possono essere realizzate poiché lo stesso Piano regionale di tutela delle acque (Prta) non lo consente”.
Lo ha detto Fabio Scoccimarro intervenendo oggi ai lavori della IV Commissione consiliare nel corso della quale è stata esaminata la petizione numero 30, sottoscritta quasi da ottomila firmatari, con la quale si chiedeva alla Regione di negare la costruzione di centraline idroelettriche lungo tutto il torrente Arzino.
Nel suo intervento, Scoccimarro ha spiegato che il corso d’acqua è suddiviso in due corpi idrici, “di cui il primo, a monte, lungo quasi 11 chilometri, va dalla sorgente fino alla località San Francesco e un secondo a valle, lungo circa 17 chilometri.
Entrambi sono monitorati dall’Arpa; i controlli, nell’ambito della normativa comunitaria e nazionale, hanno riscontrato uno stato di qualità elevato delle acque, in particolare per il corpo idrico a monte, dove non esiste alcun tipo di pressione”.
L’assessore regionale, nel ribadire la propria “contrarietà alle piccole centraline idroelettriche che arricchiscono solo il proponente e danneggiano l’ambiente e la comunità, ha inoltre fatto presente che per effetto dell’articolo 7 delle norme di attuazione del Prta “nei siti di riferimento e nell’area circostante agli stessi è vietato qualsiasi intervento che possa causare una modificazione a carico degli elementi di qualità biologica, idromorfologica e chimico-fisica. Inoltre per tutelare i luoghi di pregio ambientale, nel Piano è stato introdotto un comma che vieta nuove derivazioni, ad eccezione di quelle ad uso idropotabile”.