Veneto

Il danno e la beffa/Capriolo taglia la strada al motociclista: moto da buttare e ferite, ma per la Regione non c’è risarcimento

E’ successo nel Bellunese, vittima un 52enne feltrino. Nonostante tutte le prove, tra cui il verbale dei carabinieri, per l’Ente regionale basta un cartello di pericolo a meno di 500 mt dall’incidente per non aver diritto ad alcun risarcimento.

Ha rischiato seriamente la pelle, ha rimediato traumi importanti che gli lasceranno un’invalidità perma-nente non trascurabile, ma il suo sacrosanto risarcimento è questione di… metri, del posizionamento di un cartello.
Suscita una certa rabbia, la vicenda di un feltrino di 52 anni che ripropone l’annosa questione degli incidenti stradali causati dagli animali selvatici, in questo caso con risvolti importanti e seri: l’incidente infatti non è successo in una stradina di montagna ma lungo una Provinciale, il malcapitato non era in auto ma in moto e ad “ammaccarsi” non è stato solo il veicolo ma anche e soprattutto il conducente.

Il fatto è accaduto il 30 maggio scorso, alle 11.30, lungo la SP1 Bis, al km 3,8, a Lentiai, nel comune di Borgo Valbelluna: in quel punto il limite di velocità è di 90 km/h.
Il cinquantaduenne, per citare il rapporto dei carabinieri della stazione di Sedico, intervenuti per i rilievi, “procedeva regolarmente con direzione di marcia Quero-Lentiai”, e stava affrontando un lungo rettilineo, quando “urtava accidentalmente un animale selvatico”, per la precisione un capriolo, “comparso dalla vegetazione circostante, che attraversava all’improvviso la strada senza dare la possibilità al conducente di evitare la collisione”.

A causa dell’impatto S. L. C., queste le sue iniziali, è stato disarcionato dalla moto rovinando a terra: soccorso dai sanitari del Suem, allertati da alcuni automobilisti di passaggio che si sono anche fermati per prestargli le prime cure, e accorsi sia in ambulanza sia con l’elisoccorso decollato da Pieve di Cadore, il motociclista è stato trasportato in autolettiga, vivo ma malconcio, all’ospedale di Feltre.
Qui gli riscontrarono botte, contusioni, abrasioni, ferite lacero contuse e, purtroppo, anche la frattura pluriframmentaria scomposta del radio distale destro e di un dito della mano destra, quella d’elezione, con tutto ciò che ne consegue: ricovero, tre interventi chirurgici tra cui la riduzione della frattura al polso, gesso e braccio immobilizzato con fissatore esterno per due mesi, fisioterapia e riabilitazione per il recupero della funzionalità dell’arto superiore, fermo restando che gli residuerà comunque un’invalidità permanente di almeno 10 punti.

Senza contare le spese mediche, il solo noleggio di un’apparecchiatura prescrittagli per favorire i processi riparativi del tessuto osseo gli è costato 350 euro, e i danni materiali: la Harley nuova di zecca, immatricolata nel 2019 e che valeva 14mila euro, è stata danneggiata al punto da doverla rottamare.
Insomma, nel complesso, un danno pesante nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro.

Il centauro, deciso ad essere risarcito, si è affidato allo Studio3A-Valore S.p.A., che ha girato la richiesta danni alla Regione seguendo alla lettera l’ultima circolare con le disposizioni per il risarcimento dei danni causati dagli animali selvatici che la Direzione Acquisti regionale ha diffuso il 9 aprile 2021.
La gestione della fauna selvatica è in capo alle Regioni, come dice la sentenza della Cassazione n.7969/20 che, per evitare rimpalli di responsabilità, ha stabilito che i danni vadano sempre e comunque richiesti all’istituzione regionale che poi, eventualmente, si rivarrà su Enti terzi in caso di competenze diverse.

Nel caso in questione, il fascicolo è stato arricchito dal verbale dei carabinieri e da un testimone che aveva assistito a tutta la scena, confermando la versione del centauro. Per precisione, S. L. C. è risultato negativo all’alcoltest.

Ma alla Regione non basta ancora.
Sulla base del Decreto della Giunta Regionale 1443/2917, bisogna anche provare che l’Ente regionale non ha adottato nel caso concreto le opportune misure per evitare o limitare i danni causati dagli animali selvatici, che significa reti di protezione o tunnel per l’attraversamento della fauna sotto la sede stradale, che sulla SP1 Bis mancano del tutto, o segnaletica di pericolo a non più di 500 metri prima del luogo del sinistro.

Cartello che invece c’era, ma a 544 metri, secondo la misurazione effettuata da Studio3A
Per l’ufficio sinistri che segue le pratiche risarcitorie per la Regione Veneto, invece, i metri sono meno di 500 e su questa (sola) base nei giorni scorsi la richiesta risarcitoria è stata respinta: deve rimetterci il danneggiato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button