
Frode carosello nel commercio di carburanti/Sequestrati beni e somme per oltre 20 milioni di euro
Un sequestro preventivo per oltre 20,2 milioni di euro.
Il provvedimento, adottato dal Gip del Tribunale Ordinario di Verona su richiesta della Procura, riguarda una società (ora in liquidazione) della provincia, che vendeva all’ingrosso prodotti petroliferi, sospettata di aver evaso l’IVA per oltre 20 milioni di euro.
Per questo oggi i Finanzieri del Comando Provinciale scaligero stanno procedendo a sequestrare liquidità bancarie e altri beni riconducibili alla società e al suo rappresentante legale pro-tempore, indagato per l’ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Nei confronti di quest’ultimo l’Autorità Giudiziaria ha anche disposto la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per un anno.
Non è la prima volta che la società in questione finisce all’attenzione delle Fiamme Gialle: un’analoga misura cautelare è stata eseguita nel maggio dell’anno scorso, per oltre 74 milioni di euro e il provvedimento odierno costituisce l’epilogo di ulteriori
indagini e di un controllo fiscale svolti dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Verona convinta che l’impresa abbia proseguito nella stessa condotta fraudolenta del passato.
Le Fiamme Gialle hanno infatti constatato che la società – anche nel 2019 e 2020 (oltreché per gli anni d’imposta 2016/2018, oggetto delle precedenti indagini) – si è avvalsa di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, vale a dire emesse da società “cartiere” (con sede nelle province di Roma, Milano e Napoli), utili per completare la cosiddetta «frode carosello».
Le società “cartiere” (dette anche «missing traders») hanno mostrato vita breve e nessuno strumento per portare avanti una qualsivoglia attività.
Erano legalmente rappresentate da meri prestanome e non dichiaravano né versavano imposte.
La società sotto inchiesta avrebbe invece acquistato sottocosto ingenti quantitativi di carburante per rivenderli sul mercato a prezzi
concorrenziali, indicando nelle dichiarazioni dei redditi e dell’IVA elementi passivi fittizi per circa 92 milioni di euro, così evadendo una corrispondente imposta sul valore aggiunto per oltre a 20.200.000 euro.