
Decreto Cura Italia/I commenti
I settori che ne hanno fatto richiesta immediata sono: benessere, orafi, odontotecnici, carrozzieri, autoriparatori, alimentaristi , pasticceri e, in misura per ora più limitata, tessile e meccanica.
Dunque un primo parere positivo, ma con la constatazione che resta ancora molto da fare per autonomi e imprenditori.
Il decreto non sembra convincere gli industriali.
I Presidenti di due associazioni che rappresentano cinque distretti strategici (il calzaturiero della
Riviera del Brenta, il vetro artistico di Murano, l’ittico di Rovigo e Chioggia, la giostra del Polesine e l’occhiale bellunese).
Secondo Vincenzo Marinese, Presidente di Confindustria Venezia Area Metropolitana di
Venezia e Rovigo e Lorraine Berton, Presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, da una prima lettura del testo si denota una totale disattenzione nei confronti dell’impresa, il motore economico dell’intero Paese.
Più positivi i sindacati.
Per Cgil, Cisl e Uil di Treviso, il “Cura Italia” è un primo passo per rispondere all’emergenza, ma si devono trovare altre risorse.
Soddisfatti per le misure messe in campo per le famiglie, ma convinti che sia necessario pensare a come reperire ulteriori risorse a sostegno del
mondo del lavoro e dell’economia.
È il pensiero di Cinzia Bonan, Mauro Visentin e Guglielmo Pisana, segretari generali di Cisl Belluno Treviso, Cgil Treviso e Uil Treviso Belluno.
La Cna di Treviso si sofferma invece sul paventato click day.
L’Associazione dice no a quella che definisce una lotteria per assegnare il bonus di 600 euro a lavoratori autonomi e stagionali, partite Iva e
professionisti.
Già si tratta di un indennizzo minimo e che non potrà
andare a tutti a causa dell’insufficiente stanziamento, affidarne la distribuzione a uno strumento aleatorio ci sembra davvero troppo. Anzi, è proprio offensivo», afferma Alfonso Lorenzetto, presidente di CNA territoriale di Treviso.