6 Maggio 1976 – 6 Maggio 2021: i 45 anni dal terremoto in Friuli
“A 45 anni dal terremoto siamo alle prese con un’altra ricostruzione, che non dovrà essere soltanto economica ma anche morale e sociale”.
Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, legge così il parallelismo tra il tragico 6 maggio del 1976 e la crisi innescata dalla pandemia che oggi ci costringe a ripensare il futuro dell’intera regione.
“Dopo il sisma – riflette Zanin – tutta la società friulana fu coinvolta nella ripartenza, non soltanto chi ricostruiva le case e riavviava le attività economiche. C’era voglia di tornare a vivere come e meglio di prima, c’era il desiderio di nuovi spazi sociali e culturali, come dimostra la battaglia per l’Università del Friuli. Ed era ancora radicato il senso della famiglia, il desiderio di offrire opportunità ai figli, di allargare le comunità”.
Oggi viviamo una situazione ben diversa, siamo immersi in una società “liquida” con tassi di denatalità sempre più preoccupanti. Un aspetto che secondo Zanin deve diventare cruciale in quella che lui per primo ha chiamato la “terza ripartenza” dopo guerra e terremoto.
“Del post-Covid a volte si sottolineano soltanto gli aspetti economici e finanziari – osserva il presidente dell’Aula – che sono certamente importanti, ma non bastano a disegnare la società del futuro. Io credo invece che occorra mettere al primo posto la ricostruzione morale e sociale, costruire le condizioni affinché i giovani possano mettere su famiglia e scommettere ancora sul futuro”. E anche di questi scenari parla il documento approvato di recente dal Consiglio regionale, che indica le linee guida della nuova ripartenza.
Un’opportunità arriva anche dai nuovi modelli di lavoro che il virus in qualche modo ci ha costretto a sperimentare: “Se prendiamo sul serio le possibilità offerte dallo smart working – spiega il presidente – possiamo ridare vita a molte località oggi marginali perché lontane dai grandi centri, attirandovi giovani famiglie e facendo diventare un valore aggiunto qualità del paesaggio e ambiente naturale. Per approdare a questo risultato servono naturalmente infrastrutture digitali e fisiche, ma sarebbe il modo migliore per ricostruire il Friuli Venezia Giulia delle comunità e far ripartire l’ascensore sociale, fermo da troppo tempo”.
“La ricostruzione del Friuli, dopo il terremoto del 1976, costituisce l’unico riscatto per le 990 vittime di quella sera del 6 maggio e per il dolore dei sopravvissuti. La ricostruzione divenne modello per il mondo”.
Lo evidenzia in una nota il consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), aggiungendo che “il significato della parola resilienza è questo. È la rinascita materiale del sistema economico e il progresso immateriale rappresentato allora dalla volontà popolare di istituire un’università”.
“Protagonisti furono, indistintamente, tutti i cittadini. A tutti loro, senza eccezioni, vanno la nostra ammirazione e la nostra riconoscenza. Possano ispirarci – conclude Honsell – in questi tempi difficili”.
“La determinazione che il popolo friulano dimostrò nel post terremoto del 1976 costituisce ancora oggi una lezione importantissima, dalla quale trarre insegnamento per impostare la ripartenza dopo la pandemia”.
Lo sottolinea in una nota il Gruppo consiliare della Lega nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, esprimendo “profonda riconoscenza e ammirazione per quanto è stato fatto. A partire dalle donne e dagli uomini che, in prima linea, si misero a disposizione della propria comunità per ricostruire dalle macerie i paesi, i borghi e le città per come ancora oggi le conosciamo”.
“Nonostante il dolore resti insuperabile e nella consapevolezza che non potrà mai essere colmato, la determinazione che 45 anni fa animò la nostra comunità regionale – conclude la nota del Carroccio – sarà sempre fonte di ispirazione nell’affrontare i problemi e nel mantenere salda la posizione del Fvg quale modello di crescita socio-economica del Nord-Est”.
Quarantacinque anni dopo, il sisma del 6 maggio 1976 e la successiva ricostruzione sono ancora vivi nel ricordo degli abitanti della nostra regione.
“Il primo pensiero – scrive in una nota Emanuele Zanon, consigliere di Regione Futura – va al migliaio di morti e al dolore che la loro tragica e improvvisa scomparsa ha provocato ai famigliari e ai loro cari. Vi è poi la memoria degli edifici distrutti, i cumuli di macerie, la rovina del patrimonio immobiliare e infrastrutturale di tanti paesi, le tende, le baracche e gli anziani trasportati nelle colonie marine. Il terremoto del Friuli non viene rievocato solo per il dolore e la devastazione che ha provocato, ma anche come un momento epico degli abitanti di questa terra, come modello virtuoso e grande opportunità di trasformazione e progresso in ambito economico, sociale e culturale”.
“È inevitabile – continua Zanon – fare un paragone tra quell’esperienza e quella odierna della pandemia Covid-19. Vi sono molte analogie tra i due avvenimenti ma anche molte differenze”. “Molte cose sono cambiate rispetto ad allora: la politica, i rapporti istituzionali tra Stato, Regioni, Autonomie locali, l’abnorme impianto legislativo, il sistema economico globalizzato, le sovrastrutture degli apparati amministrativi e burocratici – prosegue il consigliere – Esistono però delle comunanze endemiche all’indole e al temperamento degli abitanti di questa regione, che ci spingono a chiederci quale sia l’eredità che ci ha lasciato il virtuoso modello di ricostruzione post-terremoto, modello che potremo adottare per le odierne sfide che la pandemia e la post pandemia da Covid-19 ci presentano”.
La risposta e la lezione che deriva dalla memoria del post-terremoto, è “anzitutto la coesione sociale e l’unità di intenti che deve coinvolgere tutti i cittadini, perché di fronte a una sfida diffusa, vanno date risposte globali e organiche. Vi è poi la massima collaborazione tra forze politiche, tra queste e le Istituzioni, tra apparati e organismi esecutivi, corpi intermedi e rappresentanze sociali, a tutti i livelli. Dare immediati e concreti supporti all’economia, per garantire lavoro, sviluppo, crescita e benessere. Sostenere le famiglie, i soggetti deboli e i giovani, soprattutto nella ripresa di un regolare corso di studi. Ridurre drasticamente la burocrazia e avviare concretamente un percorso di semplificazione legislativa, organizzativa e amministrativa”.
“Com’è noto, l’Italia, così come la nostra Regione, beneficeranno nei prossimi anni di una grande e forse unica opportunità di rinascita, crescita e sviluppo, attraverso i cospicui fondi europei del Pnrr”, aggiunge il consigliere regionale.
“L’eredità più importante che dobbiamo affiancare a queste risorse è la fiducia nel futuro, la volontà di riscatto, la voglia di rinascita e la tenacia contro le avversità. Il rilancio dell’economia avverrà anche attraverso la riqualificazione edilizia a partire proprio dalle sfide poste dall’efficientamento energetico e dalla transizione ecologica”.
“Perché non cogliere le opportunità di questa fase storica – tra cui la grande chance offerta dalla partita del bonus 110%, dal bonus bellezza e dagli altri provvedimenti – per recuperare il patrimonio edilizio cui dare una nuova vita, mettendo in atto alcune delle linee guida del Recovery Plan? Con il medesimo spirito di allora, occorre promuovere una maggiore velocizzazione dei processi, lo snellimento delle procedure burocratiche, mettere in prima linea soprattutto giovani professionisti, forze creative e tecniche che possano apportare una visione nuova destinata a lasciare il segno nella società di domani”, conclude Zanon.
“Per la ripartenza dalla crisi innescata dall’emergenza sanitaria, lo spirito dev’essere quello della ricostruzione post-terremoto. La comunità regionale deve riscoprire i valori che allora le consentirono di rialzare la testa, mentre noi consiglieri regionali siamo chiamati a recepirne le esigenze, per far sì che la Regione Fvg sia più che mai l’istituzione dalla quale famiglie, lavoratori e imprese riescono a trovare risposta a necessità e problemi”.
Lo afferma in una nota il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Nicoli, anche a nome dei colleghi di partito Mara Piccin e Franco Mattiussi, prendendo la parola “a 45 anni dal terremoto che aveva colpito il Friuli Venezia Giulia, provocando 990 vittime, oltre 100mila sfollati e circa 100mila edifici danneggiati o distrutti”.
“Una tragedia immane sulla quale i paragoni con l’attuale pandemia possono apparire da una parte scontati e, dall’altra, inappropriati. Ciò che senza ogni dubbio ci deve accomunare, invece, è lo spirito che segnò la ripartenza post-terremoto.
Soltanto riscoprendo da quei valori tradizionali – conclude Nicoli – che mettono al loro centro la famiglia e il lavoro, e guardando al futuro con progetti che pongono al centro l’innovazione e la sostenibilità, riusciremo a dare l’impulso alla ripartenza di questa regione”.
“La forza e la coesione che, in seguito al terremoto, 45 anni fa avevano animato le comunità del Friuli, accompagnate dai sindaci, costituiscono valori che possono e devono ancora guidare l’azione di tutti noi. Oggi la pandemia sta scuotendo nuovamente le nostre comunità ed è proprio dal passato che possiamo trarre un insegnamento per ridare speranza per una nuova ripartenza”.
Lo evidenzia in una nota il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Diego Moretti, prendendo la parola in occasione delle commemorazioni legate al 45° anniversario del terremoto che il 6 maggio del 1976 aveva colpito il Friuli.
“L’esempio che ci arriva dal passato – aggiunge l’esponente dem – è quello dell’aiuto e della solidarietà della gente, lo sforzo di non lasciare nessuno indietro. Un concetto spesso ripetuto anche oggi, ma accanto al quale è necessario guardare anche all’insegnamento che Zamberletti ha lasciato a generazioni di amministratori. Come avvenne nel periodo post sisma, allo stesso modo bisogna ripartire garantendo solidità al tessuto sociale e produttivo, nonché forza alle istituzioni locali, affinché nell’autonomia ci sia una sana collaborazione tra Stato, Regioni e Comuni”.
“Questi buoni esempi del passato – conclude Moretti – non devono restare ricordi, ma continuare a ispirare la politica attuale”.
La tenacia e la forza dimostrata dalla nostra regione quarantacinque anni fa sia un esempio per affrontare e superare la crisi attuale”. È quanto dichiarato, in una nota, dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia/An. “Quarantacinque anni fa – hanno proseguito i consiglieri regionali – insieme al Friuli furono scosse le vite di migliaia di nostri corregionali, stravolte per sempre da un dolore indelebile. La tragedia non ostacolò però la voglia di rinascita della nostra terra, che divenne un vero e proprio modello”. “La rinascita post sisma del ’76 – hanno concluso i consiglieri – avvenuta dopo questo drammatico evento che segnò profondamente la storia della nostra regione, deve essere, oggi più che mai, la stella polare per la ripartenza dopo la crisi”.