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Confartigianato Treviso: il futuro del fare impresa. Macro prospettive europee analizzate dal politologo Feltrin

Secondo appuntamento a Treviso, dedicato all’impatto delle elezioni europee su economia e territorio.

Il Presidente Oscar Bernardi ha aperto l’incontro parlando di semplificazione burocratica, «di internazionalizzazione delle medie, piccole e microimprese, di flessibilità e sicurezza del lavoro, di un corretto funzionamento della concorrenza, di accesso alle materie prime, di politiche ambientali e sociali adatte e sostenibili alle MPMI.
Serve un’Europa che promuova le competenze, per un lavoro qualificato, in grado di affrontare la doppia transizione tecnologica e verde».

Proprio le macro prospettive europee sono state al centro dell’intervento del politologo trevigiano Paolo Feltrin che ha tratteggiato il recente appuntamento elettorale europeo, definito non a caso «un’elezione di svolta».
«Le elezioni europee mostrano una forte presenza di disagio e malcontento popolare», ha subito affondato Paolo Feltrin. «Molti dei governanti hanno perso le elezioni, sia a destra che a sinistra. Tutto sommato l’Italia se l’è cavata meglio.»
L’Italia è a metà classifica nella partecipazione al voto: 48,3%. «La partecipazione è stata più elevata dove ci sono più strumenti per votare, come il voto postale», ha sottolineato Feltrin. «O si modernizzano gli strumenti di voto o altrimenti si vuole che la gente non voti».
Il panorama dei partiti si è decisamente sfoltito nel tempo. Erano 67 nelle elezioni europee del 1994, mentre nel 2024 si è registrato il numero più basso: 15, dei quali nove sottosoglia. «Solo due partiti hanno superato il 20%», nota Feltrin.

Rispetto alle tendenze elettorali tra il 2006 e il 2024, l’area di centro sinistra è passata dal massimo del 49,3% al 30,9% di oggi. Il centro destra è più stabile, oscillando dal 50,2% al 47,4%.
Il Movimento 5 Stelle si è ridotto di tre volte, passando dal 32,7% al 10%.
Il centro, che aveva raggiunto il 10,6% alle politiche 2013, non ha raggiunto il quorum.

«L’Europa è sempre stata governata da popolari e socialisti», ragiona Feltrin, «un modello che in Italia non è immaginabile. Sono comunque passati dal 66% dei seggi nel 1999 al 44% del 2024, con oggi una maggioranza risicata insieme ai liberali. A questo si aggiunge la forte presenza di governi nazionali radicali e ciò rende sempre più difficile governare l’Europa, spostando l’asse del potere dalla Commissione al Consiglio, dove ogni decisione deve essere presa all’unanimità».
Proiettandosi sul futuro immediato dell’Europa, Paolo Feltrin ha proposto alcune domande provocatorie: «Allargare a nuovi paesi o andare verso un’Europa più omogenea e più piccola?
Stare nella Nato con gli americani o andare verso una difesa autonoma europea?
Aprire all’immigrazione perché ne abbiamo bisogno, o rifiutarla perché gli immigrati creano problemi di sicurezza?
Il green deal è un’opportunità oppure un affare per pochi ricchi, come pensa l’opinione pubblica, e perdipiù un vantaggio per la Cina?»

L’ultima faglia affrontata dal politologo è stato il digitale, partendo da un dato: la differenza tra il potere d’acquisto negli Stati Uniti e in Italia è triplicato dal 1992 al 2012. «Questo perché abbiamo perso il treno digitale», è la sentenza di Feltrin. «Tra le 50 maggiori aziende digitali al mondo solo tre sono europee».
Rispetto alle azioni dell’Europa per le imprese, tema centrale per Confartigianato, Paolo Feltrin è partito da una considerazione: «I prossimi anni vedranno meno Europa, ma alcune cose possono essere fatte, perché a volte less is more (meno è meglio)».

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